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I 1000 di Daverio che cambieranno il Paese anche se non più ventenni
Il discorso di Philippe Daverio al pubblico dei Colonos di Villacaccia di Lestizza (Ud) dello scorso 20 agosto comincia col raccontarci della sarta incontrata poco prima ad Aquileia; lei - raccomanda Daverio - merita un'onoreficenza per il lavoro, quello della sarta, che ha fatto per 75 anni, un mestiere appreso fin da bambina e forse ancora non smesso del tutto. Anche questo è il capitale da salvare in Italia: la capacità di produrre le cose che abbiamo sempre fatto e che abbiamo sempre saputo fare bene. Daverio porta ad esempio la Germania, dove fabbricano automobili di qualità, come hanno imparato a fare, e che vendono anche ai Russi e ai Cinesi occupando una vasta fetta di mercato; come controesempio cita l'Italia, dove gli imprenditori, una volta dimostrato di saper fare qualcosa bene, invece di continuare a fare bene quelle cose cambiano settore di mercato e ottengono - per il merito di aver fatto qualcosa bene - una sorta di concessione da parte della collettività: Benetton, dice, ha fatto bene i maglioni ma ha la concesisone per le autostrade; alla Pirelli famosa per gli pneumatici è stata data una concessione per Telecom.
Tra numeri, stime e trilioni di dollari di Pil, Daverio spiega come i sistemi dell'economia di oggi falsino il mercato mondiale, ripercorrendo in breve la storia della moneta dal Fiorino di Firenze al Dollaro Usa. L'economia oggi è una bolla dove non si scambiano beni reali ma carta.
Infine, l'amara conclusione in risposta a una domanda dal pubblico: 1000 persone possono cambiare il Paese,
ma devono avere vent'anni.
I trentenni di oggi, dice, non hanno fatto alcuna rivoluzione forse anche perché quando
avevano l'età per maturare lo spirito di ribellione tipico dei 16-20 anni veniva abbattuto il Muro di Berlino, facendo
credere che nel mondo non esistesse più alcuna opposizione.
Chi mi conosce sa che io dico sempre di avere 19 anni,
quindi sempre in tempo per avere vent'anni.
Ad ogni modo, conferenze come quella dei Colonos lasciano una traccia nella memoria di chi vi ha partecipato e il
ricordo di quella sera si rifletterà nel modo di interagire con gli altri già dal giorno dopo, forti della consepevolezza
di non essere i soli a guardare il mondo in un certo modo.
Alla fine della conferenza, le signore dopo aver affrontato la zanzara possono tornare verso le macchine e quindi a casa, finalmente in grado di leggere quegli inserti del Sole 24 Ore fino a quel momento solo conservati sugli scaffali (di questo parlavano le signore davanti a me).
Impegno impeccabile quello dei parcheggiatori anche quando si bestemmiavano contro perché in disaccordo su come far disporre le macchine; anche questa è la passione nel fare bene il proprio lavoro: un parcheggiatore menefreghista non avrebbe mai bestemmiato contro il collega discutendo sul miglior modo di far parcheggiare le macchine sul prato.
Daverio alla fine si è trattenuto con gli spettatori a firmare autografi e a salutare il pubblico, elegante nel suo completo rosso. Molto probabilmente, anche per quest'occasione i vestiti erano i suoi (citando i titoli di coda di Passepartout).
Il libro di Philippe Daverio Il museo immaginato con autografo.
About me
Antonio Picco, blog on-line dal 2003.
Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
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