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Twitter, se smetto di seguirti ora sai il perchè

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Gli ultimi giorni, e di sicuro lo saranno anche quelli a venire, sono stati molto intensi su twitter nel fronte della partecipazione politica e religiosa. Anch'io me ne sono accorto da come la mia timeline si sia popolata di utenti retwittati dai miei following, cioè da quelli che io seguo. In tutta questa moltitudine di tweet, di pensieri e di interessi personali e di gruppo da seguire e da propagandare, mi accorgo - sempre nel contorno delle mie opinioni personali - come twitter abbia dei limiti nel contrastare non solo i messaggi di spam ma anche i comportamenti spammosi:

  • abuso di hashtag #;
  • invitare a retwittare;
  • condivisione di contenuti dal retweet facile;
  • creazione di fake;
  • creazione di più account fotocopia.

Per un corretto uso e significato degli hashtag, quelli che vanno nelle tendenze (i trending topic), leggiamo sulle linee guida di twitter quali comportamenti possano portare alla sospensione dell'account:

  • aggiungere uno o più tag/tendenza in un tweet che non c'entra niente, con l'intento di guadagnare attenzione nella ricerca;
  • twittare ripetutamente lo stesso tema/tag senza aggiungere valore alla conversazione nel tentativo di far guadagnare importanza a quel tema;
  • twittare su un tema di tendenza nel tentativo di convogliare traffico verso il tuo profilo, specie con l'intento di fare pubblicità;
  • twittare su un tema di tendenza congiuntamente ad una richiesta di essere seguito;
  • twittare su un tema di tendenza aggiungendo un link ingannevole.

Tra tutti questi comportamenti, i più ricorrenti e i più odiosi sono il secondo e il terzo; ti ritrovi la timeline infestata di tweet a ripetizione col solo fine di incrementare traffico senza coinvolgere e aggiungere nulla alla conversazione. Questi atteggiamenti - ne avevo già parlato qui - non sono tipici solo delle ragazzine nei confronti delle boy band, ma anche di utenti adulti che intendono svolgere azioni da opinion leader per accrescere l'autostima e il numero dei follower, usando talvolta un modo di fare aggressivo.

Twittare su un tema di tendenza aggiungendo un link ingannevole, invece, è un atteggiamento tipico di utenti robot, forse neanche autentici ma creati appositamente per puro spam.

Infine, propongo a tutti - io stesso consulto le linee guida su come comportarsi al meglio nella piazza mondiale di twitter - i consigli di hashtags.org, sito linkato da twitter stesso.
Leggiamo che, a differenza di quanto dicano alcuni boriosi utenti con migliaia di followers, creare conversazione e coinvolgere gli altri sono i punti chiave di twitter.
Le tendenze, o gli hashtag, dovrebbero incoraggiare altri utenti a condivere opinioni su un tema di comune ineteresse. Ricordate che siamo quello che twittiamo.

Tralasciando le tendenze sulle boy band, un esempio del limite delle tendenze è il tag #rallentamenti che troviamo spesso in classifica. L'hashtag viene twittato più volte e da più account riconducibili a un unico utente, cioè il gestore delle strade; se per il Gestore arrivare in classifica con una tendenza può essere un'occasione di pubblicità, essere riconosciuti per i tanti rallentamenti nelle strade che gestisce non è, però, una buona pubblicità.

Comportatevi bene. La prossima volta parlerò di quelli che nell'username mettono parolacce o chiari riferimenti sessuali.
Se volete saperne di più, leggete anche What Do Twitter Trends Mean?, un altro articolo su hashtags.org.

Dettagli: 24/03/2013 · 2027 view

About me

Antonio Picco, blog on-line dal 2003.

Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
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