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Su Twitter i libri esibiti come un bel vestito di due taglie in meno #unamoredilibro
Ancora titoli di libri su Twitter usati come tormentone: twittare con sullo sfondo le mensole della libreria mette a posto la coscienza ma non interessa a nessuno.
Twitta il tuo libro del cuore
Chiedere il titolo del libro che più ha segnato un momento della vita è la maniera più veloce per inquadrare in senso freudiano gli abitanti della Rete, cioè sempre noi stessi. Il tormentone parte da un tweet istituzionale, intercetta un influencer con la barba di moda o una twitstar scollacciata e quindi coinvolge i follower distesi a piangere sul pavimento della cucina nell'attesa di un ritweet che non arriva mai. Qualcuno non si contiene e twitta un'intera biblioteca di titoli, altri vanno a intuito mentre altri ancora ricercano affinità culturali con la scusa di attaccare bottone.
All'inizio fu il libro
Rimane consolidato il principio universale che la cultura abbia la forma di un libro e che tutto ciò che non è un libro non sia cultura. Il più antico libro stampato è noto come Sutra del diamante; è del 868 dC, a quanto pare, ed era un rotolo lungo quasi 5 metri, non smisurato come la Divina Commedia nella pubblicità della carta igienica. Oggi, quel libro è conservato a Londra al British Museum. Non era disponibile nella versione tascabile e neanche era distribuito come e-book.
Il libro e la rivoluzione della cultura
Quando nel 1451 Gutenberg stampava il libro che avrebbe shockato il Web, cioè la Bibbia, si capiva che le idee potevano essere trasmesse molto più facilmente, ma non c'era ancora un vero pubblico di lettori: infatti, erano in pochi a conoscere il latino, la lingua ufficiale dei primi best seller scritti da Sant'Agostino, San Tommaso, Cicerone e Virgilio. Sui libri di storia è scritto che la diffusione del libro è stata anche la conquista per le lingue volgari di un posto al sole nel variopinto mondo della cultura. Capite quale rivoluzione? La diffusione della cultura e delle idee (anche rivoluzionarie) non è stata un fatto radical chic e composto dell'acculturato lettore ammaestrato nelle scuole dalla prof di italiano attivista e politicamente impegnata, ma la cultura è diventata virale quando si è messa nei panni del lettore universale.
La deriva radical chic
Oggi nel 2014 buttiamo nel cestino tutto questo ed esibiamo su Twitter il nostro titolo preferito come se fosse un bel vestito, di quelli che si tengono nell'armadio anche se di due taglie in meno: prima o poi faremo la dieta, magari da lunedì prossimo, e riusciremo a indossarlo; ma fino ad allora lo esibiamo ai follower che tutto hanno nella testa meno che sapere quale sia stato il libro che ha segnato un momento particolare della nostra vita.
Per l'articolo sul corriere.it, leggi qui.
About me
Antonio Picco, blog on-line dal 2003.
Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
Le parole sono di tutti e le opinioni si condividono.
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