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Paolo Limiti, divulgatore della storia della TV
Il mio ricordo di Paolo Limiti, scomparso oggi, che nei panni del divulgatore è stato il “Piero Angela” della storia dello spettacolo e della TV.
Il divulgatore Paolo Limiti
Era l'estate del 1996 e su Rai2, al posto delle consuete repliche di La clinica della Foresta Nera, compariva sullo schermo un presentatore nuovo, ma non giovane. Già prima di Philippe Daverio, quel presentatore osava accostare giacche alla Principe di Galles, pantaloni quadrettati, camicie colorate e cravatte in technicolor.
Quel presentatore era Paolo Limiti; il programma E l'Italia racconta era un insolito varietà che ripercorreva la storia dello spettacolo, con vecchie canzoni, volti invecchiati e tante storie di un'Italia unificata dalla TV.
Mi divertiva guardarlo. Per gli anni Novanta, fare la TV della memoria nel primo pomeriggio e in estate poteva sembrare un suicidio televisivo: negli altri canali si susseguivano le repliche di La signora in giallo, Hunter, La signora del West e i programmi per bambini, come Solletico. Ancora non avevano trasformato la TV in una cucina e i reality show non si sapeva che cosa fossero.
Il ruolo di Paolo Limiti era del divulgatore della storia della spettacolo. La sua memoria comprendeva aneddoti e ricordi enciclopedici, che coprivano interi decenni di storia pop sia italiana, sia internazionale.
Collezionare il presente per poterlo raccontare in futuro
Nei miei archivi ho ritrovato due copertine che il settimanale TV sorrisi e canzoni ha dedicato a Limiti (foto in alto). La prima copertina da sinistra è del num. 30 del 1998 e ritrae lui insieme a Justine Mattera, prima del loro matrimonio a Las Vegas. La seconda è del num. 24 del 2000 e ricorda nello stile una soap opera americana.
In ogni puntata dei suoi programmi, Limiti attingeva alle sue collezioni di dischi, giornali, riviste ecc. per raccontare qualsiasi evento degno di nota, più o meno rilevante ma comunque sempre straordinario.
Internet era ancora raro e, se c'era, funzionava con il modem a 56 K da collegare al telefono fisso. Fino a pochi anni fa, la conservazione delle memorie era affidata allo spazio sugli scaffali, alla passione personale, alla polvere, alla carta, al vinile, alle musicassette, ai CD, alle foto stampate, alle videocassette ecc., ma soprattutto alla passione e all'impronta personale dell'accumulatore compulsivo.
Era anche mia abitudine conservare alcune riviste, videocassette, fascicoli e libri sui più svariati argomenti. Dai racconti di Limiti avevo capito che conservare qualcosa del presente sarebbe stato, prima o poi, un valore per la memoria.
La corrispondenza
Nel 1998 scrivevo qualche lettera a Limiti e lui mi ha sempre risposto. Non usavo ancora le e-mail e all'epoca era molto più preferito il fax al computer.
Era un anno speciale il 1998, perché ricorreva il centenario della nascita di Totò. Su Rai1 ogni pomeriggio in estate andava in onda un suo film e io li ho registrato quasi tutti. Alcuni di quei film, i meno noti, la Rai non li ha più trasmessi.
Nella mia lettera, chiedevo a Limiti di trovare spazio nelle sue trasmissioni per ricordare Totò nel modo che lui sapeva fare.
Era grande la sorpresa nel vedere nella mia cassetta delle lettere la sua risposta, nella busta col logo del programma Ci vediamo in TV. Nelle sue parole, scritte al computer e firmate a mano, mi prometteva di valutare l'opportunità di dedicare a Totò una puntata monografica. Purtroppo, quell'occasione non c'è mai stata.
Come è cambiata la TV in 20 anni
Sfogliando la guida dei programmi TV del 1998 e del 2000, si nota come sia cambiata la TV in circa 20 anni. I canali visibili da tutti non sono più solo Rai e Mediaset, ma ora con la tecnologia del digitale terrestre l'offerta si è ingrandita, anche se i contenuti sono spesso ripetitivi e nostalgici: nei nuovi canali ci sono le repliche di show andati in onda nelle passate stagioni, serie TV già trasmesse più volte; nei canali tradizionali ci sono cuochi, fornelli, gossip, cronaca nera, giudici e litiganti, ragazzini capricciosi e tanta volgarità.
Sono spariti gli spazi per i bambini e, se ci sono i cartoni animati, questi hanno perso molto in fantasia e in intenzioni narrative. Pensiamo, ad esempio, a quanto sia stato utile e divertente quel Siamo fatti così, che sicuramente avrà ispirato migliaia di bambini a diventare medici. Oggi, i bambini possono desiderare - per esempio - di diventare mostri deformi che combattono su un pianeta disabitato.
Nel 2017, il pomeriggio è soprattutto infotainment, cioè ore ed ore di notizie riferite con i modi del varietà, con ospiti e opinionisti chiamati a commentare tutto senza tante pretese; la competenza è sostituita dal seguito e all'approfondimento si preferisce il coinvolgimento emotivo.
Cito queste parole di Carlo Freccero [1]:
Il modello classico di televisione richiede professionalità. Un conduttore deve avere capacità verbali, un ballerino conoscere i passi di danza, un cantante deve essere intonato. Il reality, invece, conferisce visibilità a chiunque. In questo senso può paragonarsi a una sorta di lotteria, per cui chi viene inquadrato dalla macchina da presa per un tempo sufficiente a fissare i suoi connotati nell'immaginario popolare può trarne fama e ricchezza.
[1] C. Freccero, Televisione, Torino, Bollati Boringhieri Editore, 2013.
About me
Antonio Picco, blog on-line dal 2003.
Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
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