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La chiamano narrazione e ce la raccontano come una verità consolidata

narrazione (7K)

Tutto questo parlare di narrazione e di narrativa. Passata la novità resta la frase fatta e la pacata superbia del narratore.

Parole di moda e riempitive

I giornalisti, gli opinionisti e i politici soprattutto ricorrono a tormentoni, parole di moda e a regolette banali per costruire le frasi. Rimando, per esempio, a quanto dicevo sulla mania del detto questo.

Da alcuni mesi mi capita di sentire sempre più spesso parlare di narrazione e di narrativa, come in questo video di La7 in cui Mattia Sartori, il portavoce delle Sardine, parla di narrative e, nello specifico, della narrativa di Matteo Salvini e della narrativa diversa proposta dalle Sardine.

All'inizio c'è la novità della parola: narrazione. Poi, però, finisce che ne abusino e diventa parola obsoleta.

Narrare per esserci

Qual è la differenza tra narrare e riportare i fatti? Quando riporto un fatto, ne do semplicemente notizia; quando, invece, ne faccio una narrazione ci metto del mio nel collegare cause ad effetti, premesse a conclusioni, il prima al dopo. È il narratore a dare un senso ai fatti. Il senso che ne dà non è, però, universale ed assoluto: il senso che ne dà è il suo perché è il risultato dell'attività della sua coscienza e perché è in quel modo che il narratore ha colto e riordinato i fatti.

All'attività della coscienza del narratore partecipano le sue esperienze personali e il bisogno di sentirsi parte di qualcosa di grande. Dalla narrazione emerge il rapporto tra il narratore e i fatti.

Il narratore sceglie che cosa dire e come dirlo; usa i fatti per promuovere se stesso, quale interprete originale o geniale della realtà. È il narratore a rilevare un senso delle cose altrimenti disperso.

Ricorrere alla narrazione è la soluzione al problema della verifica dei fatti e delle fonti. Piuttosto di essere accusati di sostenere il falso, conviene costruire una narrazione dei fatti, senza l'onere della verifica ma con la licenza del verosimile.

Il narratore traveste la sua opinione di fatti. Usa i fatti a sostegno della sua visione delle cose: non dice il falso, ma svela un senso che lega le cose. Così, cerca il consenso per essere ricordato, riconosciuto, premiato.

Con pacata superbia

I giornalisti, gli opinionisti e i politici che vedo proporsi come narratori lo fanno con una pacata superbia. È una mia opinione. Si presentano con la premessa di fare una narrazione e ce la raccontano come se le loro parole fossero la verità dei fatti. Per loro narrare è il modo per dare potenza all'esistenza.

Dettagli: 16/02/2020 · 645 view

About me

Antonio Picco, blog on-line dal 2003.

Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
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