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Internet abitua a cedere la libertà e ad aver bisogno dell'autorità?
Internet è davvero uno strumento di libertà o, invece, finisce per alimentare il bisogno dell'autorità?
Libertà è libertà di scegliere
Libertà vuol dire scegliere e se puoi scegliere allora scegli sicuramente per essere felice. Quindi, la tua felicità dipende dalle tue scelte ed essere liberi comporta anche essere responsabili. Però, la felicità non è un automatismo e non essere responsabili della propria felicità può coincidere con l’essere l’unico responsabile della propria infelicità.
Anche l’utente di internet rischia di sentirsi incapace di disporre della sua libertà nonostante la quasi totale assenza di divieti durante la navigazione.
Internet e libertà
Internet è l’infrastruttura tecnica e tecnologica indispensabile per il funzionamento di tanti servizi che ci fanno dire di essere liberi, oggi più di un tempo.
Il web ci dà la libertà di informarci come e dove vogliamo, ci fa comprare cose senza muoverci da casa, ci fa conoscere gente sui social network, ci fa anche lavorare in smart working. Con i servizi di streaming c’è l’imbarazzo della scelta sui film da guardare o sulla musica da ascoltare. Le applicazioni di messaggistica istantanea allungano le conversazioni e chiunque ne faccia uso è immediatamente disponibile all’altro.
Sembra esserci tutto per essere felici e, invece, non è così. Propongo alcuni esempi.
- Scrivere un post sui social network, pubblicare una foto o un video, come fanno tanti altri, è inutile senza ricevere like, condivisioni, commenti, notifiche. La libertà di esserci per gli altri è irrilevante quando un messaggio visibile potenzialmente da tutti non raggiunge nessuno.
- Il catalogo dei contenuti fruibili in streaming (video, film, serie, anime, foto ecc.) è praticamente infinito ma capita di non essere soddisfatti da nessuna delle proposte.
- Lavorando in smart working si è potenzialmente liberi da orari comandati eppure si finisce per rimanere coinvolti in interminabili riunioni a distanza.
- I social network estendono la libertà di parola a aggregano i contenuti saggiando l’opinione pubblica eppure quasi nulla viene preso sul serio ma, anzi, ciò che emerge dal web è populista; oppure ciò che emerge dai social network viene strumentalizzato ad arte.
Impotente di fronte alla libertà
Così, l’utente di internet si scopre incapace di gestire la libertà e l’assenza di divieti o, ancora peggio, sente di essere inadeguato rispetto alle proprie aspettative. Impotente seppur libero, l’utente è disposto più o meno consapevolmente a cedere la propria libertà, per esempio affidandosi agli algoritmi per la selezione di musica o film, per la selezione dei contenuti proposti su Facebook, Instagram, Tik Tok, YouTube, per la proposta delle notizie ecc.; oppure, adegua comportamenti e opinioni a quelli degli influencer.
All’utente di internet è stato fatto credere di trovare on-line libertà e assenza di divieti, ma la libertà comporta responsabilità. Ciascuno è allora responsabile del proprio successo o del proprio fallimento e questo genera ansia e angoscia. Ecco che cedere parte della libertà a un algoritmo o a un influencer è un buon compromesso perché esonera dalla responsabilità.
Il bisogno dell’autorità
L’utente trova la conferma, più o meno consapevolmente, di aver bisogno di una autorità che gestisca la sua libertà: un’autorità virtuale come un algoritmo o reale come un influencer. Ci si abitua a un rapporto di potere tra chi può e chi deve, tra chi crea e chi imita, tra chi influenza e chi aderisce a un’opinione e ne sostiene il relatore.
About me
Antonio Picco, blog on-line dal 2003.
Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
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