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Perché gli SMS, nonostante tutto, sono ancora utili?
Gli SMS costano, non puoi inviare foto e devi scriverli bene, ma hanno anche dei difetti. Chi li ha inventati? Quale impatto culturale e tecnologico hanno avuto sulla nostra società? Meglio SMS o WhatApp?
Che cosa sono gli SMS?
Gli SMS sono dei messaggi di testo che si inviano da un cellulare all'altro e sono una delle prime forme di messaggistica istantanea. SMS sta per Short Message Service. Un SMS è composto da un massimo di 160 caratteri e questo limite è stato scelto proprio per ottimizzare la trasmissione dei messaggi sulla rete cellulare.
Erano popolari alla fine degli anni Novanta, ma agli inizi solo i gestori potevano inviarli ai telefonini degli utenti. Il loro successo si deve anche al diffondersi della rete GSM.
Ricordate ancora le sigle TACS e GSM?
Il sistema TACS (Total Access Communication System) è stato il primo sistema di telefonia mobile a diffondersi su larga scala in Europa. Nato negli anni Ottanta, utilizzava una tecnologia analogica per trasmettere le conversazioni: la voce veniva convertita in un segnale elettrico e poi trasmesso via radio. Non consentiva l'invio e la ricezione degli SMS.
Il sistema GSM (Global System for Mobile communications) è arrivato tra gli anni Ottanta e Novanta ed è stata una vera e propria rivoluzione. Utilizzava una tecnologia digitale: l'informazione veniva convertita in un segnale digitale, ovvero una sequenza di zeri e uni, che poteva essere trasmessa in modo più preciso e affidabile. Il sistema supportava anche l'invio e la ricezione di SMS e la trasmissione del numero di telefono del chiamante (niente più sorprese!).
Oggi si usa ancora il sistema GSM seppur in modo limitato. L'evoluzione ci ha portata dalla prima generazione (1G) analogica fino all'attuale quinta generazione (5G) digitale.
Come si scrivevano gli SMS da tastiera?
I telefonini nascevano per telefonare, cioè per comporre un numero di telefono e parlare. Gli SMS usavano testo scritto e per digitare il testo non c'erano altri tasti se non le cifre da 0 a 9. Così, a ciascuna cifra erano associate delle lettere: per esempio, il tasto 2 poteva essere anche una A, una B o una C. Per digitare B bastava premere due volte consecutive il tasto 2.
Per velocizzare le cose, poi, i telefonini erano dotati del T9 (Text on 9, cioè testo su 9 tasti). Il T9 aveva un dizionario integrato con migliaia di parole. Mentre scrivevi, il T9 analizzava la sequenza di numeri digitati e proponeva una lista di parole possibili e selezionavi la parola desiderata. Il T9 al posto del vocabolario ti aiutava a non commettere errori di ortografia.
Per risparmiare caratteri
Per non sforare i 160 caratteri, si è sviluppata una vera e propria ginnastica linguistica tra abbreviazioni, eliminazioni di vocali e invenzione di nuove parole. Si scriveva cmq invece di comunque, xké al posto di perché, nn per risparmiare la "o" di non, TVB per dire ti voglio bene, la risata era uno smile :-) oppure il più breve XD.
Quanto costavano gli SMS?
A memoria, alla fine degli anni Novanta un SMS costava 200 lire e dalle SIM ricaricabili l'importo veniva scalato ogni 10 SMS inviati. 200 lire sarebbero circa 10 centesimi di euro, ma erano 200 lire di quasi 30 anni fa!
Per fare un confronto, un caffè al bar costava 1200 lire (a memoria) e per una pizza margherita ci volevano 6000 lire. Oggi, un caffè al bar costa 1,20 euro (circa 2400 lire) e una pizza margherita 8 euro (circa 16000 lire). Il costo del caffè è raddoppiato, mentre il prezzo di una margherita è aumentato di 2,7 volte.
Il mio piano tariffario prevede oggi un costo di 29 centesimi di euro per ogni SMS, cioè circa 580 lire: il costo è quasi triplicato.
C'erano le promozioni, come per esempio la Christmas Card o la Summer Card di Vodafone quando ancora si chiamava Omnitel e Megan Gale era la protagonista dei loro spot. La promozione al costo di 10mila lire (5,20 euro) regalava fino a 100 sms gratis al giorno. All'inizio gli SMS erano gratis verso tutti, poi solo verso altri numeri della rete Vodafone. La promozione ha reso gli SMS molto popolari.
Chi usa ancora gli SMS?
Io li uso ancora anche perché ho scelto di non usare WhatsApp. Le statistiche parlano chiaro: siamo passati da circa 70 SMS al mese per persona nel 2013, ai soli 4 SMS al mese per persona nel 2024.
Inviare un SMS è ancora più semplice e più sbrigativo di una telefonata, ma meno impegnativo di una e-mail. Chi lo invia e chi lo riceve non necessitano di una connessione dati. Non è necessario creare un apposito account per usare gli SMS, perché è sufficiente la scheda SIM.
Non bisogna abusarne e doverli pagare (tanto) aiuta a non abusarne. I messaggini di WhatApp, per esempio, sono gratuiti e molto più versatili; siccome sono gratis, è facile abusarne.
Se è gratis, ciò che dici è più di ciò che hai da dire. WhatsApp ti fa diventare continuamente presente e accessibile all'altro, che potrà disporre del tuo tempo e della tua attenzione secondo le sue necessità, anche quando non è realmente necessario. Prima di inviare un messaggio, un SMS o un messaggino su WhatsApp, chiediamoci se ciò che vogliamo dire meriti il tempo e l'attenzione dell'altro, anche quando possiamo farlo gratis.
Un SMS è come un abbraccio
L'evoluzione della comunicazione digitale ci ha offerto strumenti sempre più potenti per connetterci con gli altri, ma ha anche messo alla prova il valore della comunicazione stessa. In un mondo dove i messaggi si susseguono a un ritmo frenetico, è fondamentale riscoprire il valore di una conversazione autentica, di uno sguardo, di un abbraccio. Gli SMS, con i loro limiti e le loro semplicità, ci ricordano che la comunicazione efficace non dipende solo dalla tecnologia, ma anche dalla nostra capacità di ascoltare e comprendere gli altri.
Gli SMS, nonostante tutto, funzionano ancora.
About me
Antonio Picco, blog on-line dal 2003.
Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
Le parole sono di tutti e le opinioni si condividono.
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