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Il vuoto digitale e lo stop agli smartphone sotto i 14 anni

Smartphone e social: una petizione chiede di vietarli ai minori di 14 anni. Meno empatici e sempre più isolati, anche se connessi. Così si perde il senso di comunità.

La petizione sugli smartphone

Un mese fa i Media hanno rilanciato la notizia della petizione lanciata su Change.org da alcuni pedagogisti e psicoterapeuti con lo scopo di chiedere al Governo italiano di vietare lo smartphone ai minori di 14 anni e impedire ai minori di 16 anni di aprire un profilo sui social network. Il dibattito pubblico ha macinato la notizia per qualche giorno fino a consumarla e la petizione giace ora nel dimenticatoio.

La proposta non è da buttar via; ad oggi (13 ottobre) l'hanno sottoscritta quasi 59000 persone e l'obiettivo delle 75000 firme si avvicina.

Lo smartphone e la perdita di empatia

Il cambiamento è nell'aria. In La crisi della narrazione, traduzione italiana di "Der Krise der Narration" (2023), in un discorso più ampio sulla differenza tra comunità e community e sulla crisi della narrazione in favore dello storytelling, il filosofo Byung-Chul Han ritiene lo smartphone uno dei principali responsabili della perdita di empatia. Empatia vuol dire sentire dentro di se le emozioni di un'altra persona, come se fossero le nostre. Per esempio, quando un amico ti racconta un problema, l'empatia ti fa capire quanto sia difficile per lui e ti spinge a consolarlo. Se manca l'empatia, mancherà anche la capacità di costruire legami profondi e significativi con gli altri.

Lo smartphone, secondo Han, ci fa credere di avere tutto a portata di mano, in qualsiasi momento. Questa illusione di totale disponibilità anche dell'altro, però più come cosa che come persona, è legata a un modo di vivere consumistico e invade ogni aspetto della nostra esistenza.

Proprio lo smartphone, che incarna il dispositivo digitale, genera l'illusione della totale disponibilità. Il suo habitus consumistico abbraccia ogni sfera della vita e finisce per privare l'Altro della sua alterità, degradandolo alla forma di un oggetto consumabile.

Senza empatia e senza legami

La perdita di empatia si allarga fino alla perdita del senso di comunità. L'autore separa con una linea sottile la comunità dalla community: la community è la versione mercificata della comunità ed è composta da consumatori, che sono solitari. Le community raccolgono individui con interessi comuni o esperienze simili, però mancano delle relazioni profonde che si instaurano nelle comunità tradizionali, basate sulla prossimità geografica o su legami più solidi. Per esempio, sui social ci imbattiamo in post o meme per noi incomprensibili ma non per altri, che si compiacciono nel riconoscersi vicini giusto il tempo di un like o di un commento. Tuttavia, le interazioni online, pur essendo numerose, non soddisfano il bisogno umano di contatto fisico e di relazioni significative.

Confronto con il passato

Eravamo già preparati ai rischi delle comunicazioni istantanee e pervasive tipiche degli smartphone, che ancora non esistevano quando Marshall McLuhan le chiamava comunicazioni elettriche (aveva in mente il telegrafo) e negli anni Sessanta scriveva:

È per il fatto stesso che permettono un'azione reciproca che i media elettrici ci costringono oggi a reagire al mondo nella sua totalità. [...] La simultaneità della comunicazione elettrica, tipica anche del nostro sistema nervoso, rende ognuno di noi presente e accessibile a ogni altra persona esistente al mondo.

Trenta o quaranta anni fa, era la televisione il male del mondo e non lo smartphone. Ricordo una storia di Gianni Rodari dal titolo "Avventura davanti al televisore" (1971) in cui la TV prende con prepotenza il ruolo da protagonista e tormenta il telespettatore rientrato a casa dopo il lavoro.

Che cosa c'entra con la petizione contro lo smartphone ai ragazzini?

C'entra, perché la TV e lo smartphone aprono finestre sul mondo, invadono la nostra sfera privata e disturbano la nostra tranquillità; però, parlando di ragazzi, è diverso il modo in cui i genitori possono intervenire. La TV è regolamentata, i palinsesti sono pubblici, lo schermo è grande e basta affacciarsi un attimo nella stanza e capire che cosa il bambino stia guardando. I contenuti accessibili con lo smartphone, invece, sfuggono a qualsiasi regola: che cosa si scrivono su WhatsApp, che cosa guardano su TikTok, con chi si scrivono su Instagram i vostri figli? Chi potrà insegnare loro a distinguere le cose giuste da quelle sbagliate? Inoltre, qual è il profilo di tuo figlio su Instagram e sapevi ne avesse uno?

Dettagli: 13/10/2024 · 57 view

About me

Antonio Picco, blog on-line dal 2003.

Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
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