Le parole sono di tutti e le opinioni si condividono
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Gramellini e gli infinitesimi di Twitter: chi ha il diritto di opinione?
L'episodio del calciatore del Cagliari insultato è il pretesto che fa riflettere Gramellini sulla grandezza delle opinioni, tanto che distingue le opinioni dagli umori di minoranze infinitesimali. Io dico sempre - e non a caso - che le parole sono di tutti e che le opinioni, invece, si possono condividere, ma non nel senso di postarle su Facebook.
Chi pensa lo fa necessariamente con la propria testa e, siccome ciascuno di noi ha una testa sola, ogni
opinione vale uno: ogni opinione è una goccia nel mare di tutte le teste pensanti.
Il voglio condividere la mia opinione con te e il potere di farlo sono la conquista e il successo
della democrazia. Solo nei regimi le opinioni sono collettive e universali perché non è riconosciuto il diritto di
pensare con la propria testa e di parlare.
Gramellini critica, in particolare, Twitter e dice che:
si scambia il salotto esclusivo di Twitter per una piazza collettiva, quando la stragrande maggioranza degli italiani di Twitter ignora persino l'esistenza.
Poi, assunta la posizione di chi si sente in dovere di educare i lettori della Stampa, si e vi rimprovera sul fenomeno di Twitter:
il fenomeno è stato sopravvalutato proprio da chi dovrebbe avere gli strumenti intellettuali per filtrarlo.
Per Gramellini, che secondo me pecca di presunzione, sono due le dimensioni che fanno grande un'opinione: il mezzo con cui la comunichi e il numero di chi la pensa come te.
Il mezzo: giornali e tv
Gramellini scrive sui giornali o parla in tv perché qualcuno gli consente di farlo, contando su un pubblico che lo segue; Twitter, invece, concede a tutti di poter scriverci sopra ma non dà la garanzia che qualcuno poi legga. Gramellini ha bisogno di un editore che gli dia la licenza di avere opinioni e di poterle condividere; da qui, la presunzione che a lui - e a quelli come lui - spetti anche il difficile compito di educare gli italiani italioti che su Twitter scrivono po' con l'accento.
Il numero di chi la pensa come te
Una ventina di tweet, dice Gramellini, tutti insieme non hanno abbastanza peso perché se rapportati al numero totale
dei tweet sono solo un'inifinitesima parte. Al contrario, un trafiletto su un quotidiano è infinitamente grande
perché pubblicato in esclusiva e al pubblico è concesso solo il permesso di lettura ma non quello di scrittura.
Per sapere se tanti altri la pensano come te, bisogna che qualcuno per primo esprima il suo pensiero, che poi verrà
condiviso; però, per poter esprimere il tuo pensiero e farlo arrivare alle orecchie di molti, ti serve il mezzo
giusto e, se non scrivi per La Stampa o se non parli a Che tempo che fa, solo un mezzo come Twitter
ti può essere utile (la Primavera araba - dicono - è cominciata così).
Faccio notare che il Nazismo contava tanti consensi in Germania, più di venti persone condividevano la stessa opinione. Secondo il ragionamento di Gramellini, questo basterebbe a legittimare il pensiero nazista perchè non relegato al rango di infinitesimo.
About me
Antonio Picco, blog on-line dal 2003.
Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
Le parole sono di tutti e le opinioni si condividono.
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