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7 anni su Facebook e ora quasi non lo uso più
I miei 7 anni su Facebook. Che cosa è cambiato e che cosa ha rovinato tutto?
Come sono arrivato a Facebook
Ho creato il mio account il 15/09/2008, su suggerimento di amici che me ne parlavano con entusiasmo. Avevo già sentito parlare di Facebook e ne avevo sentito parlare male. Prima di Facebook avevo sentito parlare di Netlog, nel 2007, quando mi registravo rispondendo a una e-mail di invito.
Il boom del 2008
Il fenomeno di Facebook è scoppiato in Italia nella seconda metà del 2008, giusto in tempo per caricare le foto scattate al mare in estate.
Di Facebook ne parlavano tutti, organizzando raduni e rimpatriate tra compagni di scuola dopo anni di lontananza consensuale.
Negli uffici gli impiegati si connettevano per ore a Facebook invece di lavorare e molte aziende correvano ai ripari, negando l'accesso
all'url del social network dai loro computer.
Così, in risposta all'assenza on-line dell'amico che prima si collegava dall'ufficio, i più trascinatori di folle creavano gruppi per
invitare l'amico, ritrovato e poi perso, a tornare on-line.
Quando si creavano gruppi per fare spam
Ricorderete i gruppi con l'invito ad iscriversi per fare numero e per dimostrare di essere i più numerosi, per misurarsi in stupide
sfide.
I gruppi potevano essere intitolati a qualsiasi cosa, degenerando in spam nudo e crudo. Invece di iscriversi al gruppo, lo si condivideva
puntando sull'effetto comico del titolo o della foto. A loro chiedevo perché condividessero un gruppo al quale non si sono neanche iscritti.
Quelli di Facebook se ne accorgevano e facevano una bella operazione di pulizia sui gruppi, alla fine del 2010, quando nascevano i
nuovi gruppi.
Pagine pubbliche, meme, link
Se ti piaceva un cantante, un attore, un personaggio, un'azienda o altro, Facebook metteva a disposizione le pagine pubbliche, su cui mettere
mi piace invece di chiedere l'amicizia; questo per rispetto della privacy, in quanto per quei profili il limite dei 5000 amici
sarebbe stato troppo misero, e senza quel limite, quei profili avrebbero avuto accesso ai profili di milioni di amici.
La cosa è nel tempo degenerata, perché la pagina pubblica diventava il cavallo di troia per diventare famosi gestendo pagine con
migliaia di mi piace. Queste nuove pagine non erano dedicate a un cantante o ad un attore, ma a modi di dire, immagini divertenti,
frasi ad effetto, citazioni, aforismi fino ai meme. Molto popolari erano i meme con Willy Wonka: la solita foto come
sfondo e poi una scritta, come nell'esempio scaricato dalla Rete. Confesso che io odio i meme.
Facebook come Tumblr
La regola è la stessa: seguire gli aggiornamenti di una o più pagine pubbliche, condividerne i post con immagine e frase ad effetto, dire senza dire rivolgendosi a tutti e a nessuno. L'amico non pubblica più le foto delle vacanze ma un'immagine con sopra una scritta, un tramonto e un cuore, il confronto tra una cosa come è e come sembra che sia ecc. Così, Facebook è diventato come Tumblr.
Mi piace
All'inizio potevamo solo commentare un post, fino all'aprile del 2010, quando Facebook introduceva il tasto mi piace in calce a ciascun post, accanto all'opzione per pubblicare un commento. Il mi piace era un modo veloce e standard di manifestare e di manifestarsi, senza per forza dire qualcosa.
È cambiato l'interesse
L'abitudine alla condivisione on-line ha cambiato le nostre abitudini. Invece di voler usare Facebook per condividere un'esperienza,
tanti invertono l'ordine delle cose e decidono di dover fare quell'esperienza proprio perché vogliono condividerla su Facebook: da
ho fatto questo e voglio condividerlo a devo fare questo perché voglio condividerne l'esperienza.
Appunto, è cambiato l'interesse e gli amici non sono interessati ma pretendono di essere interessanti.
Essere i primi o non essere secondi a nessuno?
Quando noto che in tanti pubblicano le stesse cose o addirittura lo stesso status, mi chiedo quale forza occulta sia all'origine
di quel male. Ad esempio, qui parlavo dello status della carota, che è stato
virale un anno fa.
Mi sono risposto che su Facebook quando non si può essere i primi a fare una cosa, allora non si vuole neanche essere secondi a nessuno.
Selfie
I selfie non sono una invenzione recente ed esistevano già su Netlog, dove l'uso di fotografarsi in bagno era già deriso. Per la
spinta del non essere secondi a nessuno, il selfie è diventato un modo di fare abituale e si è diffuso ovunque e tra chiunque.
Esemplare questo quadro dal titolo Selfie, di Giuseppe Veneziano, 2014.
Oggi quasi non uso più Facebook
Negli anni ho quasi smesso di usare attivamente Facebook e confesso di non pubblicare sul mio profilo neanche i link con gli aggiornamenti al mio sito; invece, uso per gli aggiornamenti del sito la pagina pubblica su Facebook associata ad antoniopicco.it. Perché? Semplice; non lo faccio per non dare a nessuno la soddisfazione di ignorarmi.
About me
Antonio Picco, blog on-line dal 2003.
Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
Le parole sono di tutti e le opinioni si condividono.
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