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Mangiare gli insetti, tra buonisti e buongustai
L'olio di palma no, gli insetti sì.
Il video su Facebook
Seguo su Facebook la pagina del programma Super Quark. Ne avevo già parlato qui. Pare che gli amministratori della pagina stiano spingendo sul tema degli insetti a tavola, come pietanza in sostituzione delle proteine animali.
Il ricercatore della Protifarm ci informa degli sviluppi del mercato di alimenti sostenibili, economici e alternativi alla carne: mangiare gli insetti sarà la soluzione del futuro per garantire una fonte di proteine ai diversi miliardi di esseri umani.
Non sono d'accordo
Intervengo poco nei commenti di Facebook. Nella pagina di Super Quark mi aspettavo di trovare commenti ragionati.
Manifesto la mia repulsione agli insetti a tavola con queste parole:
Neanche quando c'era la vera miseria i nostri antenati mangiavano insetti!
L'umanità non è nuova a periodi di magra e anche in Italia c'è stata la vera miseria. Eppure, gli insetti non sono entrati nelle cucine degli italiani, neanche in quelle più povere.
È anche vero che alimenti famosi della cucina italiana sono di importazione, come il pomodoro e il mais; però, dobbiamo riconoscere che sono stati gli italiani a rendere quegli alimenti famosi e che piacciono a tutti.
I buonisti
Non mancano i commenti dei buonisti. C'è un po' di confusione sulla popolazione mondiale: quanti miliardi di persone siamo? Quanti ne saremo?
Ci sono anche - più moderati - i tradizionalisti e in loro persiste la repulsione agli insetti a tavola.
Per i buonisti, mangiamo troppa carne, non siamo sostenibili, in un futuro prossimo - già tra 15 anni - rischieremo la fame e allora saremo costretti a portare in tavola gli insetti.
Negli ecosistemi, se una specie animale va incontro a una carenza di cibo, cala il numero di esemplari di quella specie: cioè la popolazione diminuisce. Allora perché nella specie umana le cose dovrebbero andare diversamente?
Dopo aver sollevato questo mio dubbio nei commenti, un illuminato commentatore mi invita a dare il buon esempio.
Calo della popolazione non vuol dire che gli esemplari muoiono, ma che nel bilancio tra nuovi nati e morti, i morti sono più numerosi.
In altre parti del mondo li mangiano
Per i buonisti la soluzione è semplice. Visto che in altre parti del mondo persone uguali a noi già si cibano di insetti, perché non possiamo mangiarli anche noi?
Se non fossi una persona civile, proporrei un ragionamento analogo per vedere quanto i buonisti siano coerenti: visto che in altre parti del mondo tante persone mangiano il prosciutto, perché gli islamici si ostinano a non volerne mangiare? Oppure, visto che tanti cinesi mangiano la carne di cane, perché anche noi italiani non possiamo godere di un buon spezzatino di pastore tedesco?
Le fonti, vogliamo le fonti
Non manca il wikipediomane, con il suo mantra: le fonti, i dati, i link a wikipedia.
Bene. A supporto di quanto dico - i nostri antenati non mangiavano insetti - cito le norme di igiene: se i NAS trovano insetti nella cucina di un ristorante, quel ristorante chiude. Inoltre, se proviamo una naturale repulsione alla vista di un insetto in un piatto, è evidente una certa ereditarietà radicata nella nostra storia.
Infine, il Regolamento UE non concepisce gli insetti come alimento di tradizione, tanto che la commercializzazione di qualche specie di insetto è solamente tollerata in alcuni Stati e vietata in Italia.
L'olio di palma fa più schifo dei vermi a tavola
Mi sorprende come i buonisti siano stati convinti che l'olio di palma sia il male e che gli insetti siano il futuro.
E poi?
Oggi i ricercatori ci invitano a mangiare gli insetti, per riuscire a garantire una fonte di proteine alla popolazione mondiale sempre crescente.
Quando mangiando gli insetti saremo diventati in 15 o 20 miliardi di persone e gli insetti non basteranno più a soddisfare il fabbisogno di proteine, che cosa si inventeranno i ricercatori? Che cosa ci faranno mangiare? Che cosa i buonisti saranno contenti di poter finalmente mangiare?
Io un sospetto ce l'ho e non è la Nutella.
About me
Antonio Picco, blog on-line dal 2003.
Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
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