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Astensionismo, sintomo di un Paese malato o arma di dissenso? Qual è il contrario di astensionismo?

Sempre più persone scelgono l'astensione o il non voto. Ma cosa significa realmente essere astensionista? Qual è il contrario di questa scelta? Riflessione su una nuova concezione della partecipazione politica.

Dal latino abstinere

La parola astenersi è di origine latina e unisce la particella abs e il verbo tenère, con il significato di tenere lontano, quindi anche fare a meno di qualcosa. Così dice l'etimologia. Non a caso si parla anche di astinenza quando si rinuncia a un'abitudine. Per il non votare, invece, si usa astensione.

Entrambi i termini derivano dal verbo latino abstinere. Le differenze tra astinenza e astensione riflettono la complessità e la sfumatura di significato che questi termini assumono nella lingua italiana. Le motivazioni dell'astinenza sono spesso interiori e personali, legate a convinzioni etiche o religiose: scegliere di privarsi di qualcosa per raggiungere un obiettivo di crescita personale o per seguire un ideale. Le motivazioni dell'astensione sono qui quelle che ci interessano di più.

Ci si astiene dall'esprimere la propria opinione, dal lavoro in occasione di uno sciopero o dal votare come nelle elezioni degli ultimi tempi.

Qualche percentuale

Alle prime elezioni politiche in Italia si registrava un'affluenza del 92% e solo a paritre dagli anni Ottanta la percentuale scendeva sotto il 90%. Si è scesi ancora nelle elzioni del 2013 quando votava il 75% degli aventi diritto e il dato più basso nella storia della Repubblica per le elezioni politiche è del 2022, quando la percentuale si fermava a neanche il 64%.

Anche per le elzioni regionali in Friuli Venezia Giulia - dove vivo - le percentuali dell'affluenza sono in calo, passando dal 64% nel 2003 al 45% nel 2023 (si veda Elezioni regionali in FVG: quali sono i motivi del calo dell'affluenza?).

Anche l'astensione è la manifestazione di una scelta

Elezione richiama una scelta, come suggerisce l'etimologia della parola: scegliere tra. Non a caso si parla anche di elezione di domicilio quando si dichiara formalmente dove si abita. Scegliere di non scegliere tra i candidati proposti è in ogni caso una scelta da registrare e ne parlerò più in là.

Astenersi, votare, partecipare o parteggiare?

In un recente discorso il Presidente della Repubblica citava il crescere di un assenteismo dei cittadini dai temi della “cosa pubblica” parlando dell'astensionismo alle elezioni europee del 9 giugno 2024. Nelle parole del Presidente, sembra di capire che astensione sia sinonimo di defezione, diserzione, rinuncia; invece, partecipare al voto può anche scolorire nel parteggiare.

Forse solo quando molti si astengono ha senso parlare di partecipazione politica e di parteggiamento. La differenza sottile è tra il prendere parte a qualcosa (partecipare) e il tenere le parti di qualcuno in un contesto (parteggiare).

Da un lato c'è chi non va a votare e rinuncia - si astiene - all'esercizio di un diritto e dovere; dall'altro, c'è chi esercita il proprio diritto e dovere di votare e la Costituzione non sembra fare differenza tra partecipazione e parteggiamento quando all'art. 48 dice:

Il voto è personale ed eguale, libero e segreto.

Mi concentro sull'aggettivo eguale, cioè il voto di chi partecipa ha lo stesso effetto del voto di chi parteggia.

Non si parla di chi rinuncia ad esprimere il prorpio voto, ma è ragionevole intendere che non partecipare sia un venir meno al proprio dovere civico.

Qual è il contrario di astenersi?

L'astensione può avere motivazioni diverse: disillusione, indifferenza, protesta, rassegnazione.

Di fronte a una disillusione profonda, il contrario dell'astensione non è solo la partecipazione, ma anche la fiducia; allora, il contrario di astenersi è fidarsi.

Per chi è indifferente, la sfida è risvegliare l'interesse e il contrario è interessarsi, cioè essere in mezzo alle cose.

Se chi si astiene allora protesta, chi vota non protesta (anche quando il suo è un voto di protesta). Protestare è sempre un'aperta dichiarazione della propria opinione. Quindi, seppur in modo acrobatico, mi sento di riconoscere una forma di partecipazione alla Cosa pubblica anche nell'astensione per protesta; ma solo se è per protesta, cioè solo quando è dichiarata apertamente la propria (non) volontà. Allora in questo caso, e solo in questo, astenersi e partecipare diventano sinonimi.

La rassegnazione è rinunciare e mettersi nelle mani di altri. In tal caso il contrario di astenersi diventa emancipazione.

Quali conseguenze se l'astensionismo aumenta?

Tra le conseguenze del crescente astensionismo, una delle più gravi è l'aumento del potere delle élite, dove élite richiama il verbo eligere cioè scegliere: fa pare dell'élite chi è scelto o prescelto. Il voto di chi partecipa vale di più di chi si astiene, proprio perché non sarà rappresentato in Parlamento. Questo squilibrio crea un terreno fertile per il dominio delle élite, che vedono aumentare la loro influenza su decisioni che dovrebbero rappresentare l'intera popolazione. È come se un gruppo ristretto di persone potesse dettare le regole del gioco, sfruttando l'apatia di chi resta ai margini.

Che cosa fare per cambiare le cose?

Le istituzioni dovrebbero mostrare sensibilità al fenomeno dell'astensionismo; quindi, perché non ascoltare e raccogliere le opinioni e le preoccupazioni di chi non vota?

La disaffezione e il non esercizio del voto deriva anche da una mancanza di fiducia nelle istituzioni e da una percezione di distacco tra governanti e governati. Con una matita l'elettore può cambiare le cose, ma che cosa fare se poi le cose non cambiano mai? Le istituzioni dovrebbero operare con maggior trasparenza e onestà verso gli elettori.

Dare seguito alle richieste e alle proposte dei cittadini e dimostrare che la loro partecipazione ha un valore concreto - anche quando non votano - rafforzerebbe la fiducia nelle istituzioni e incoraggerebbe una maggiore partecipazione in futuro.

Le istituzioni hanno la responsabilità di mettere in atto misure concrete per incoraggiare la partecipazione al voto.

Immagini da pixabay.com

Dettagli: 13/07/2024 · 137 view

About me

Antonio Picco, blog on-line dal 2003.

Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
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